Ci sono scelte che compiamo ogni istante della nostra vita che ci portano alla sofferenza. La cosa sorprendente è che, il più delle volte, ne siamo consapevoli e ci ostiniamo a compierle ugualmente sapendo anche che potrebbero trasformarsi in abitudini tossiche. In questo articolo scoprirai come, e perchè, queste abitudini diventeranno la matrice della nostra sofferenza e quali sono gli strumenti che abbiamo per non essere più vittime di noi stessi.
PREMESSA
A parte qualche raro caso di masochismo patologico il restante degli esseri umani purtroppo sono vittime di “riti sacrificali” fatti in nome di abitudini, convinzioni e condizionamenti che si sono insinuati più o meno consapevolmente dentro di noi.
Riti e miti che diventano la nostra realtà e si trasformano in un lavoro sbagliato, un partner inadatto, una mancanza di denaro o una qualsiasi situazione fisica o emotiva che ci porta alla sofferenza.
Ovviamente da questo discorso esula la sofferenza indiretta, quella che ci cade addosso dopo la malattia o la morte di un nostro caro o per qualsiasi altro evento di cui noi non abbiamo avuto la responsabilità di una scelta. Tuttavia a mio parere anche questi eventi sono stati comunque scelti quando eravamo in un’altra dimensione, ma di questo ne parlerò in un altro articolo.
Qual è dunque il primo passo da compiere per trasformare la nostra vita in un paradiso?
La prima cosa da fare è assumersi la responsabilità della nostra vita, prendere consapevolezza che noi siamo i veri responsabili delle nostre gioie e dei nostri dolori, dei nostri successi o insuccessi. E’ arrivato il momento di smettere di dare la responsabilità di ciò che ci capita alla sfiga o alla fortuna, al diavolo o a Dio!
LE ABITUDINI
La nostra mente tende a semplificare, a riempire gli spazi vuoti con associazioni di idee, come se cercassimo in una banca dati le impronte che avevamo precedentemente archiviato e finchè riempiamo questo spazio vuoto con un triangolo bianco come nel caso di questo disegno, va tutto bene ma purtroppo facciamo una cosa simile anche dopo un gesto o una parola detta da qualcuno. Interpretiamo e associamo in base a ciò che abbiamo archiviato. Ecco perché ci sono i fraintendimenti e spesso le relazioni proprio a causa di ciò finiscono.
Siamo abituati perciò fin da piccoli ad andare in percorsi già battuti da noi stessi e da altri…“Non lasciare la strada vecchia per la nuova” ci è stato insegnato. L’insolito ci fa paura e siamo attratti dal solito.
Solito deriva da ’’suetus’’, participio passato di ’’suéscere’’ abituarsi, essere solito. Come dice proprio l’etimologia della parola stessa ci siamo abituati, pensiamo e agiamo in automatico, un po’ come quando per recarci al nostro posto di lavoro per abitudine e comodità facciamo sempre la medesima strada o quando ci accendiamo una sigaretta o quando compiamo gesti automatici.
Ne facciamo così tanti che più della metà delle azioni che compiamo quotidianamente sono la conseguenza di abitudini.
Ma che cos’è l’abitudine? L’abitudine è un meccanismo mentale per farci risparmiare fatica «celebrale».
Infatti il nostro cervello funziona più o meno come un computer che, per farci risparmiare energia e fatica, ci da la possibilità di memorizzare nei “preferiti” i “siti” che più ci piacciono e processa una marea di dati e informazioni rendendo disponibili con un colpo di click solo quelle che riteniamo più importanti.
Ecco dunque che in automatico ci accendiamo una sigaretta o mangiamo un dolce dopo il pasto o qualsiasi altra cosa che se pur sappiamo ci faccia male, non passa più dal meccanismo mentale della scelta.
Facciamo cose che abbiamo scelto una sola volta, magari molto tempo fa, che poi sono diventate una abitudine, un automatismo che fa risparmiare al cervello la fatica dell’analisi, basterà un nonnulla e si compirà in automatico tutta l’azione.
Comodo, ma molto pericoloso perché in questo modo non siamo più padroni di noi stessi, ma vittime di abitudini dannose.
Eliminare le abitudini dannose è difficile, implica una forza di volontà che spesso non abbiamo. Ma che dire delle abitudini che prendono vita dalle convinzioni che ciò che facciamo è giusto? Quelli sono i condizionamenti peggiori perchè si sono insinuati dentro una parte del nostro cervello e stanno lì probabilmente da moltissimi anni a condizionarci la vita e sono, da così tanto dentro di noi, che neppure li mettiamo in discussione. Forme di pensiero più o meno consapevoli che si sono “incarnati” a tal punto da far parte del nostro modo d’essere.
GLI STRUMENTI DI CAMBIAMENTO
Tutti noi siamo più o meno vittime di noi stessi e da marionette dovremmo trasformarci in burattinai, prendere il potere sulla nostra esistenza e prendere in mano i fili della nostra vita.
Per far questo dovremmo innanzitutto scoprire gli inganni della nostra mente per poi partire in questo percorso di riprogrammazione. E’ possibile cambiare abitudini ed eliminare i condizionamenti limitanti grazie a degli strumenti come la meditazione attiva, la recitazione, la respirazione, l’alimentazione, gli esercizi di riprogrammazione e molto altro ancora.
Tutti questi strumenti ho deciso di inserirli in un perCORSO che ho chiamato “RiprogrAMATI”: un vero e proprio corso che mette a nudo tutti gli inganni e i trabocchetti che opera la nostra mente contro di noi e ti insegna un metodo pratico per la guarigione spirituale, per il benessere fisico e per la riprogrammazione mentale.
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Buon Cambiamento!
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